Non sia di altri chi può esser di sé stesso.
Paracelso
Un giovane monaco viveva in un villaggio. Era molto famoso e la sua reputazione era altissima. Ovunque si tessevano le sue lodi.
Ma un giorno tutto cambiò.
Una giovane del villaggio rimase in cinta e partorì un bambino. Quando i suoi familiari le chiesero di chi fosse figlio, la ragazza rispose che era del giovane monaco.
Quanto tempo occorre agli ammiratori per diventare nemici? Quanto tempo? Neppure un minuto, perché nella mente di un ammiratore si nasconde sempre la condanna… non c’è differenza fra il rispetto e l’irriverenza, sono due facce della stessa moneta!
Infatti gli abitanti dell’intero villaggio assalirono la capanna del giovane monaco. Gli avevano dimostrato rispetto per anni, ma in un attimo esplose tutta la rabbia che avevano represso: ora avevano l’opportunità di essere irriverenti, perciò corsero alla capanna del giovane monaco e le diedero fuoco, poi gli gettarono tra le braccia il neonato.
Il monaco chiese: “che cosa succede???”.
La gente gridava: “tu chiedi che cosa succede? Questo bambino è tuo figlio. Dobbiamo spiegarti che cosa succede? Guarda la tua casa che brucia, guarda in fondo al tuo cuore, guarda questo bambino e guarda questa ragazza. Non sta a noi dirti che questo bambino è tuo figlio”.
Il monaco esclamò: “Ah, è così!?!?!? Questo è mio figlio??”.
Il neonato cominciò a piangere, lui cominciò a cantare una canzone per calmarlo e la gente lo lasciò seduto vicino alla sua capanna ridotta in cenere.
Quel pomeriggio, alla solita ora, andò a chiedere l’elemosina, ma chi gli avrebbe dato del cibo quel giorno?
Ogni porta di fronte alla quale si fermava gli veniva sbattuta in faccia.
Una folla di bambini e di sfaccendati cominciò a seguirlo, beffeggiandolo e tirandogli i sassi.
Raggiunse la casa della ragazza, madre del bambino.
Le disse: "posso non ricevere cibo per me, ma dammi almeno un po’ di latte per questo bambino!! Io posso essere in colpa, ma che colpa può avere questo povero piccino?”.
Il bambino piangeva, la folla li circondava, per la ragazza la situazione divenne insostenibile.
Si gettò ai piedi del padre dicendo: “perdonami, ho mentito quando ho fatto il nome del monaco. Volevo salvare il vero padre del bambino, così ho pensato di servirmi di questo monaco. Non ho alcuna familiarità con lui”.
Il padre si agitò, era stato un grosso errore.
Corse fuori dalla casa, cadde ai piedi del monaco e cercò di togliergli il bambino.
Il monaco chiese: “Che cosa succede?”.
Il padre della ragazza esclamò: “Perdonami, c’è stato un errore. Questo bambino non è tuo figlio”.
Il monaco rispose: “Ah, è così!?!?! Davvero questo bambino non è mio figlio?”.
Allora gli abitanti del villaggio gli dissero: “Tu sei pazzo!! Perché questa mattina non hai negato la tua paternità???”.
Il monaco: “Che differenza poteva fare? Il bambino deve appartenere a qualcuno. Avevate già bruciato una capanna, ne avreste bruciata un’altra. Avevate goduto nell’insultare una persona, ne avreste insultata un’altra. Che differenza avrebbe fatto? Il bambino deve appartenere a qualcuno, potrebbe essere anche mio. Dov’è il problema? Qual è la differenza?”.
E la gente replicò: “Ma non capisci che tutti ti hanno condannato, ti hanno insultato, ti hanno umiliato?”.
Il monaco spiegò: “Se mi fossi preoccupato della vostra condanna, avrei dovuto interessarmi anche al vostro rispetto. Io faccio ciò che sento sia giusto, voi fate ciò che sentite giusto. Fino a ieri sentivate che era giusto rispettarmi, perciò mi rispettavate. Oggi avete sentito che era giusto non rispettarmi, perciò non mi avete rispettato. Ma io non sono interessato né al vostro rispetto né alla vostra condanna”.
E la gente: “Oh, onorevole monaco, avresti almeno dovuto considerare che così avresti perso la tua buona reputazione!”.
Egli rispose: “Io non sono né buono né cattivo. Sono semplicemente me stesso. Ho abbandonato l’idea del bene e del male. Ho abbandonato ogni interesse nel diventare buono, poiché più tentavo di diventare buono più scoprivo che diventavo cattivo. Più tentavo di sfuggire la cattiveria più scoprivo che la bontà scompariva da me. Pertanto ho abbandonato del tutto quell’idea. Sono diventato assolutamente indifferente. E il giorno in cui divenni indifferente, scoprì che in me non era rimasta né la bontà né la cattiveria. Invece, era nato in me qualcosa di nuovo, migliore della bontà, in cui non c’è neppure l’ombra della cattiveria”.