Se guardi un giardino puoi vedere i fiori oppure le erbacce.
Milton H. Erickson
Milton H. Erickson è da tutti considerato il più grande ipnotista della storia moderna.
Era un autentico genio dell’ipnosi.
Grazie alla sua opera lo studio dell’ipnosi si è diffusa nella scienza evitando di tornare nell'oscuro gorgo delle pratiche esoteriche cui sempre tenderebbe ad essere risucchiata.
Dal lavoro di Erickson hanno preso l’avvio quasi tutte le maggiori scuole e i più accreditati orientamenti di psicoterapia non psicanalitica esistenti oggi (Rampin, 2004).
Per Erickson lo stato di trance è considerato come una condizione naturale, che si verifica spontaneamente in diversi momenti della vita quotidiana e che può essere indotta artificialmente dall'ipnotista, con altrettanta naturalezza e nel pieno rispetto delle esigenze e delle capacità della persona (Loriedo, Nardone, Zeig, Watzlawick, 2006).
Esempi di trance che si verificano spontaneamente sono quando guidiamo l'auto e la mente va per conto suo, quando sogniamo ad occhi aperti e ci stacchiamo dal mondo esterno, quando ascoltiamo una persona logorroica e i pensieri vanno come le nuvole nel cielo o ancora prima di addormentarci in uno stato di dormiveglia quando immagini e ricordi si inseguono, nella mente, come onde del mare.
Questo stato di cosiddetta “ trance naturalistica ” può essere descritta anche come quello stato nel quale la persona rivolge la gran parte della sua attenzione a quanto avviene all’interno della sua soggettività.
Solitamente la nostra attenzione è bilanciata tra quanto accade nel mondo esterno e quanto accade all’interno di noi, e vi sono continui passaggi e fluttuazioni da un mondo all’altro. Se per qualche motivo siamo rivolti all’interno di noi stessi, siamo in stato di trance naturalistica (Rampin, 2004).
Quindi, secondo Erickson, "ipnosi significa concentrarsi sui propri pensieri, ricordi e conoscenze riguardo la vita".
In questo stato la persona è più ricettiva al cambiamento e alla ristrutturazione cognitiva, ossia il vero scopo della psicoterapia.
In altre parole, lo stato di trance ipnotica favorisce nuovi apprendimenti e quindi nuovi modi di vedere e percepire se stessi.
I metodi per indurre l'ipnosi sono diversi e vanno dai più classici (fissazione dell'attenzione su un punto, rilassamento, levitazione e/o catalessi del braccio, induzione di Elman, frazionamento ecc...) ai più fantasiosi.
Il principio su cui si basa l'ipnosi è che il cervello, nella sua complessità, non è in grado di distinguere tra la realtà reale e la realtà immaginaria o virtuale. Esso risponde semplicemente alle immagini mentali che si costruisce. Ad esempio se camminando per strada incontrassi un leone, il cervello reagirebbe provando paura. In realtà il cervello non reagisce al leone. Il cervello reagisce al significato che tu dai al leone. A ciò che rappresenta per te, il leone. Ossia alle immagini mentali e alle idee che ti crei del leone mentre gli sei di fronte. Ad esempio un’immagine può essere il leone che ti attacca ferocemente, che ti strappa un arto o che ti morde mortalmente alla gola. Oppure l’immagine di te in ospedale, in una bara o in un cimitero. Se vedi il leone nella stessa situazione ma dentro a una gabbia, molto probabilmente la reazione paura sarebbe molto meno o addirittura nulla. Non reagiamo agli eventi ma sempre al significato che ne diamo (Gherardelli, 2014).
Nell'ipnosi ericksoniana cambia radicalmente anche il ruolo dell'ipnotista, che in precedenza era legato alla sua figura carismatica e alla sua posizione autoritaria (Loriedo e coll., 2006).
Invece è lo psicoterapeuta ipnotista che adatta il proprio comportamento a seconda del paziente e della patologia da trattare (Mosconi, 1998).
Come Erickson ricorda: “la prima cosa da tenere presente quando si tratta con un paziente, un cliente o una persona, è rendersi conto che ciascuno di essi è un individuo. Non ci sono due persone uguali. Non ci sono due persone che capiscano la stessa frase allo stesso modo, e così, trattando con la gente, non dovete cercare di far sì che si adattino al vostro concetto di cosa loro dovrebbero essere, dovreste cercare di scoprire quale viene a essere l’idea che loro hanno di se stessi” (Gordon e Meyers-Anderson, 1984, p. 22-23).
Inoltre “oggi sappiamo infatti che la psicoterapia ipnotica si avvale di certe modifiche dello stato di coscienza che consentono di ristrutturare una personalità complessa o di rafforzare l’Io dell’individuo e, comunque, di agire in maniera originale per mobilizzare certe risorse trattenute nell'inconscio della persona e utilizzarle per le finalità cercate, attraverso un vero e proprio percorso terapeutico” (Mosconi, ibidem, p. 69).
In questa prospettiva, “il nostro inconscio è una specie di contenitore in cui sono immagazzinate informazioni ed esperienze apprese nel corso della vita, ma anche risorse, potenzialità ed energie che magari non siamo capaci di usare. Se vogliamo che il contenitore si apra e ci dia quello che ci occorre, dobbiamo chiederglielo usando il suo linguaggio, che è simile a quello dei sogni e che è fatto di immagini, di fantasie e di quanto altro è contenuto in quegli esempi delle favole di cui abbiamo parlato” (Mosconi G., 2002, p. 97).
Lo scopo della psicoterapia ipnotica si configura come “una prassi trasformativa che affronta il disagio psichico utilizzando in via prioritaria le forze innovative e creative mobilizzate dallo stato modificato di coscienza per un cambiamento che, ancorché inizialmente può apparire sintomatico, riguarda la globalità della persona, traendo origine da una riorganizzazione di tutte le capacità personali” (Rossi A., 2004).
Erickson diceva: “Io ho sempre fiducia nel mio inconscio. Vedete, troppi psicoterapeuti cercano di programmare che cosa dovranno pensare, invece di aspettare e vedere che stimolo ricevono, e poi lasciare che la loro mente inconscia reagisca a quello stimolo […] ci sono molte cose che sappiamo, e che non sappiamo di sapere che lo sappiamo […]. Abbiate fiducia nell'inconscio. È un modo piacevolissimo di vivere, un modo piacevolissimo di ottenere le cose” (Gordon e Meyers-Anderson p. 22).
La funzione del terapeuta è quella di stimolare e favorire l’emergere di potenzialità e risorse inutilizzate e che l’Io del paziente non riesce o non è in grado di usare volontariamente e in modo intenzionale (Erickson e Rossi, 1980, p. 475).
Attraverso l' ipnosi ericksoniana si possono curare stati di ansia, stress e disturbi psicosomatici (come il colon irritabile), fobie specifiche (come l'eritrofobia, ossia la paura di diventare rossi davanti alle altre persone) e fobie sociali, problemi di autostima e di insicurezza.
Inoltre è utile per migliorare, in ambito sportivo e lavorativo, le proprie prestazioni.
Infine, il filosofo austriaco Paul Watzlawick creò l’espressione “ ipnosi senza trance ” o ipnosi conversazionale per riferirsi al linguaggio altamente persuasivo che oltrepassa (o aggira) le analisi logico-critiche (e le conseguenti resistenze) proprie della razionalità.
Come diceva Cicerone circa 2100 anni fa: “Non c’è nulla di più nobile che riuscire a catturare l’attenzione delle persone con la parola”.
Termino con le parole di Milton Erickson: "Signori, francamente sono sicuro che con l’ipnosi non si può modificare la persona e nemmeno è possibile cambiare la sua esperienza di vita passata, questo mi sembra chiaro. Invece, credo che possa essere un mezzo che permette all'individuo di imparare di più su se stesso, di conoscere le sue capacità e di potersi esprimere ed apparire in modo più adatto e conveniente. E come tale credo che vada usata".
Bibliografia:
Erickson M.H. La mia voce ti accompagnerà. Astrolabio, Roma, 1983.
Erickson M.H., Rossi E., Opere vol. IV L’ipnoterapia innovatrice. Astrolabio, Roma, 1984.
Gherardelli F., Sulle ali del panico: come superare rapidamente il panico, le fobie e le ossessioni. Aurelia, Treviso, 2009.
Gherardelli, F., Lezioni di vita, CreateSpace Independent Publishing Platform. Gran Bretagna, 2014.
Gordon, D., Meyers-Anderson, M. La psicoterapia ericksoniana. Astrolabio, Roma, 1984.
Mosconi G. Teoretica e pratica della psicoterapia ipnotica. Franco Angeli, Milano, 2002.
Mosconi G., Questa è l’ipnosi. UTET, Milano, 2002.
Nardone, G., Loriedo, C., Zeig, J., Watzlawick, P. Ipnosi e terapie ipnotiche. Ponte alle Grazie, 2006.
Rampin, M. Tecniche di controllo mentale. Analisi e contromisure. Aurelia Editore, Treviso, 2004.
Rossi A ., La relazione terapeutica in psicoterapia ipnotica, Riv. Ital. di Ipnosi e Psicoterapia ipnotica, A.M.I.S.I. N.3, 2004.