Vengono ingiustamente detti immaginari mali che sono invece fin troppo reali, dato che procedono dalla nostra mente, unico regolatore del nostro equilibrio e della nostra salute.
E.M. Cioran
Una forma di paura molto diffusa è l’ipocondria[1], ossia la paura eccessiva di avere delle malattie.
Le malattie in questione sono quelle gravi e per lo più incurabili.
In questo caso la persona mette in atto una scansione continua di se stesso alla ricerca di qualche sintomo “irregolare”.
Vale la regola d’oro di Karl Popper, ovvero “chi cerca conferme, le trova sempre”.
In questo modo non appena la persona trova un piccolo sintomo (in realtà normale), lo percepisce come una minaccia, e allora succede tutto quello che ho descritto nel disturbo di panico.
Inoltre, in questi casi, spesso la persona ricorre anche a continui controlli e check-up di ordine medico che se da un lato tranquillizzano momentaneamente la persona, dall’altro rinforzano nel tempo la sua preoccupazione.
Infatti la domanda che si pongono spesso queste persone è: “... e chi mi dice che il controllo che ho fatto sia stato fatto davvero bene?? ... Chi mi da la sicurezza?? E poi se il medico pensava davvero che non avessi niente, perché alla fine mi ha fatto fare il controllo lo stesso?? Forse anche lui non è tanto sicuro della mia salute…”.
Pure in questo tipo di patologia valgono le parole sacrosante di Oscar Wilde: “spesso è con le migliori intenzioni che otteniamo gli effetti peggiori”.
Potremmo tranquillamente affermare che proprio il tentativo di controllo ossessivo attuato dalla persona ottiene l’effetto di fare perdere il controllo.
È sempre la "mente che mente", ossia che si costruisce la trappola da cui poi non riesce più ad uscire.
Oppure, con le parole di Marco Aurelio: “Oggi sono riuscito a liberarmi da una moltitudine di cose che mi opprimevano; più esattamente, ho cacciato via tutta una moltitudine di cose opprimenti. Eh già! Non erano fuori; dentro erano, nel mio modo di giudicare”.
Anche per questa patologia la psicoterapia breve, agendo sui fattori che costituiscono e mantengono il circolo vizioso (evitamento, controllo ossessivo dei sintomi, interpretazione erronea delle sensazioni, controlli ripetuti e comportamenti di richiesta di rassicurazione) risulta essere efficace.
Note:
[1] Una curiosità: nel DSM-IV-TR (2002) l’ipocondria non viene classificata fra i disturbi di ansia ma fra i cosiddetti Disturbi Somatoformi.
Bibliografia
Anchisi R. , Gambotto D.M. Non solo comunicare: teoria e pratica del comportamento assertivo Cortina 1995.
Bandler R., Grinder J. La metamorfosi terapeutica Astrolabio 1980.
Erickson M. La mia voce ti accompagnerà Astrolabio 1983.
Gordon D., Meyers-Anderson M. La psicoterapia ericksoniana Astrolabio 1984.
Gherardelli, F. Sulle ali del panico Aurelia 2009.
Haley J. Cambiare gli individui Astrolabio 1987.
Kandel E.R., Scharwtz J.H., Jessel T.M. Principi di Neuroscienze Ambrosiana 1994.
Schopenhauer A. L’arte di conoscere se stessi Adelphi 2003.
Watzlawick P. Il linguaggio del cambiamento Feltrinelli 2004.