Troppo spesso si pensa che per risolvere problemi complicati e che persistono da tanto tempo sono necessarie terapie altrettanto lunghe e faticose, non considerando il fatto, avallato da numerose ricerche, che se dei problemi sono complicati e persistenti ciò non significa che la soluzione debba essere altrettanto complicata ed estesa nel tempo.
La mia metodologia di intervento riprende i contributi più recenti della Psicoterapia cognitivo-comportamentale moderna, della psicoterapia strategica ed ericksoniana, della Programmazione Neurolinguistica (PNL), della Scuola Ipnotica ericksoniana, della psicoterapia centrata sulla soluzione (TCS) e dell'E.M.D.R.
Secondo tale approccio di intervento, detto funzionale breve, è prevista la possibilità di un accertamento diagnostico e di un intervento, di poche sedute, focalizzato sulle specifiche esigenze della persona.
Non vengono prescritti farmaci.
L’efficacia degli interventi brevi è stata ampiamente supportata da numerose prove sperimentali e cliniche, come descritto da gran parte della letteratura psicologica contemporanea.
Ma cosa significa psicoterapia breve?
Vuol dire proporre alla persona un contratto terapeutico dove i cambiamenti devono avvenire in un tempo stabilito, che solitamente è di dieci sedute.
Se entro questo tempo ci sono stati dei cambiamenti significativi, benissimo.
In caso contrario il contratto terapeutico termina e la terapia si conclude.
In questo tipo di psicoterapia breve non si va allora alla ricerca di oscure, complicate e profonde cause (ipotetiche) del problema ma ci si focalizza sul “come” ogni persona, nel “qui e ora” (ossia nella situazione attuale), senza rendersene conto “costruisce” la trappola nella quale entra e dalla quale non riesce più ad uscire da solo. Con le parole di Oscar Wilde, "il vero mistero è ciò che si vede e non l’invisibile".
L'obiettivo dell’esperto allora diventa quello di dare l’avvio ad un processo, nella persona, dove piccoli cambiamenti portino (il sistema-persona) a cambiamenti sempre più grandi.
Per fare questo vengono assegnati alcuni compiti a casa (homework) che hanno la funzione di far vivere alla persona delle esperienze emozionali correttive in grado di farle apprendere nuovi modi per affrontare e risolvere rapidamente il problema.
La persona non deve solo parlare durante la seduta, ma fare a casa delle piccole cose.
Lo psicoterapeuta, in questo approccio, ha quindi un ruolo attivo. Più che essere un semplice bravo ascoltatore, è un esperto del cambiamento e come tale deve conoscere i processi psicologici attraverso i quali stimolarlo.
In questo approccio, l’ascolto è certamente importante, ma è solo una delle molteplici abilità che deve possedere il terapeuta.
Con le parole di Milton Erickson, uno dei più grandi psicoterapeuti del novecento e pioniere della psicoterapia breve, "Dovete cercare di fare qualcosa che induca un cambiamento nella persona, un piccolo cambiamento qualsiasi, perché la persona vuole un cambiamento, per quanto piccolo, e lo accetterà come un cambiamento; E’ come far rotolare una palla di neve lungo il fianco di una montagna; comincia come una piccola palla di neve, ma via via che rotola giù, diventa sempre più grossa e diventa una valanga grande come la montagna".